
"Come sostiene il filosofo Michele Ciliberto: “l’Umanesimo è tornato attuale perché si è riaperto, in maniera drammatica e in forme del tutto nuove, il problema della condizione umana”[7]. L’evoluzione e il progresso, di fatto, sono peculiarità dell’essere ma andrebbero guardati con disincanto dato che le conoscenze e le tecnologie sono talmente avanzate che l’uomo non è, né più all’altezza del suo progresso, né riesce a prognosticarne gli sviluppi futuri. A tale riguardo, secondo la visione di Günther Anders è la “antiquatezza” dell’uomo il problema. Il filosofo, perciò, parte dall’analisi della “vergogna prometeica”, ovvero dalla constatazione della subalternità dell’uomo, novello Prometeo, al mondo delle macchine da lui stesso inventate e prodotte, per giungere a constatare una inadeguatezza rispetto alle sue stesse produzioni; una non “sincronicità”, tra l’uomo e i suoi prodotti tecnologici che, sempre più innovativi ed efficienti lo superano. La macchina infatti, diversamente dal suo produttore, è standardizzata e riproducibile in esemplari sempre identici e per questo possiede una sorta di eternità di cui l’uomo non è fornito in quanto è stato creato come una “faulty construction”, una costruzione imperfetta[8]."